Risposta di Rinaldi alla proposta Boeri
La recente “sparata” del Presidente Inps Tito Boeri definita “non per tagli ma per equità” apre l’ennesimo scontro tra varie componenti della nostra società. Bisogna dire che questa di Boeri non è la prima e non sarà neppure l’ultima sparata da parte di un personaggio il cui compito dovrebbe essere quello di gestore tecnico dell’Istituto Nazionale di Previdenza ma che, al contrario, gioca a fare il Ministro del Lavoro invadendo uno spazio che nulla ha di tecnico mentre ha molto di politico.
Il presidente del Consiglio e il Ministro del Lavoro Poletti (comprensibilmente infastidito dall’invasione di campo) hanno rispedito al mittente la proposta di Boeri ma questo non serve a tranquillizzare chi vede in quella proposta un nuovo attacco sul fronte delle pensioni. D’altra parte se Boeri è stato designato alla Presidenza dell’INPS direttamente da Renzi qualche motivo di preoccupazione non può non esserci.
Ma, prima di entrare nel merito degli elementi principali della proposta, vale la pena di evidenziare che, ancora una volta, la scelta di Boeri, già usata negli ultimi 20 anni da coloro che hanno governato il paese, punti a creare una spaccatura tra i cittadini, lavoratori, disoccupati, individuando una fascia sociale da esporre alla pubblica riprovazione per poterla indebolire e colpire senza trovare troppe resistenze.
In passato si sono colpevolizzati i padri egoisti arroccati a difesa delle proprie pensioni e non curanti del futuro dei figli: in questo modo si è devastato il sistema previdenziale negando il diritto alla pensione a centinaia di migliaia di lavoratori, spesso disoccupati over40, 50, 60, ecc., privati di ogni diritto ad un reddito.
E’ stato così sul fronte dei diritti dei lavoratori con un attacco ai “garantiti” con contratti a tempo indeterminato indicati come privilegiati nei confronti dei precari giovani e meno giovani: risultato, nessuno è più garantito, demolito l’art. 18, negati molti diritti per chi lavora e possibilità di licenziamento per tutti.
Ma si potrebbe parlare della campagna contro le donne “privilegiate” perché andavano in pensione prima degli uomini, dei dipendenti pubblici “privilegiati” nei confronti dei dipendenti privati, ecc., ecc.
E’ una logica vecchia come il mondo basata sul concetto del dividere al fine di imperare.
Eppure sono tanti, tantissimi che continuano a cadere nella trappola.
La proposta Boeri, che punta a ridurre le pensioni per alcune fasce di pensionati per trovare le risorse per istituire una misera forma di reddito di cittadinanza, ha addirittura dato vita ad una raccolta di firme su di una petizione alla quale scopriamo aver aderito persino una associazione il cui Presidente, da sempre, sia in ambito nazionale che nei circuiti europei nei quali ci troviamo periodicamente, si è sempre decisamente e convintamente espresso contro l’idea stessa del reddito di cittadinanza.
Un’idea per la quale da anni Atdal Over40 è impegnata in prima linea.
Facciamo fatica a rallegrarci per questa conversione sulla via di Damasco, seppur tardiva e fuori luogo, di parte di un personaggio che ha storicamente sostenuto le riforme del mercato del lavoro nella direzione della precarietà e si è sempre dimostrato molto tiepido di fronte alle riforme che hanno massacrato il nostro sistema previdenziale.
Ma la responsabilità più grave di queste discesa in campo a sostengo di Boeri, per l’appunto irresponsabile, sta nella spaccatura che la stessa produce all’interno del fronte di chi cerca di difendere gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati, dei più deboli. In definitiva siamo di fronte a scelte che portano acqua al mulino di chi vuole dividerci per meglio colpirci, una categoria dopo l’altra.
E proviamo a entrare nel merito della proposta Boeri che i media ci presentano come un attacco ai VITALIZI ED AI PRIVILEGI.
Quando parliamo di Vitalizi e Privilegi, di norma, tutti noi pensiamo agli odiosi trattamenti dei politici, dei boiardi di Stato, di coloro che accumulano pensioni faraoniche per le quali, spesso, hanno versato contributi irrisori.
Dunque Boeri vuole andare nella direzione di togliere questi privilegi che tutti noi comuni cittadini consideriamo iniqui ?
Diciamo le cose come stanno: i Vitalizi e i Privilegi dei profittatori di turno rappresentano semplicemente lo “specchietto per le allodole” per il semplice motivo che andando, seppur giustamente, a colpire questa categoria che comprende poche migliaia di individui, si ricaverebbero ben poche risorse rispetto all’obiettivo dichiarato di ricavare i fondi necessari all’istituzione di una forma di reddito di cittadinanza.
Il vero obiettivo sono invece alcune centinaia di migliaia di pensionati che hanno lavorato una vita e versato decenni di salatissimi contributi previdenziali. Pensionati che non hanno rubato nulla ma si sono costruiti la loro pensione pagando profumatamente quello che le leggi dello Stato gli imponevano.
Boeri costruisce una favola secondo la quale chi è andato in pensione con il retributivo percepisce, durante la vita da pensionato, molto di più di quanto avrebbe versato. Questa favola è smentita da documenti ufficiali dell’INPS che dimostrano che molti percettori di pensioni superiori a 3000 euro lordi mensili, nel caso si dovesse ricalcolare la loro pensione con il contributivo, verrebbero ad avere una pensione maggiorata rispetto all’attuale. In realtà le uniche pensioni che, ricalcolate con il contributivo, verrebbero ad avere una decurtazione sono quelle medio basse, sotto i 2000 euro lordi.
Difficile contrastare le campagne mediatiche che accompagnano regolarmente queste operazioni mirate, difficile soprattutto in un paese dove tutti ci sentiamo “allenatori della Nazionale” e amiamo dissertare su tutto, anche su quello di cui poco sappiamo.
Come già detto, noi siamo fortemente, non da oggi ma da sempre, a favore della istituzione di una forma di reddito di cittadinanza anche nel nostro paese, in linea con quanto avviene in tutti i paesi europei.
Un reddito di cittadinanza vero non la miseria prevista da Tito Boeri e finanziata a danni di altri.
Ma come trovare le risorse ? Bene, ecco alcune ricette:
- eliminazione totale della cassa integrazione, della mobilità e di ogni forma di sostegno “storico” alle aziende che dichiarano lo stato di crisi e, incassati i contributi pubblici, se ne vanno a produrre in Cina o altrove. Tu azienda vuoi un aiuto pubblico ? Io Stato te lo do a fronte di una fidejussione di valore almeno doppio che io Stato incasserò se tu decidi di spostare le produzioni all’estero prima di 10 anni.
- scorporare dal Bilancio INPS la voce relativa all’assistenza che deve, come in tutti i paesi civili, confluire sotto la voce della fiscalità generale.
- Lotta all’evasione fiscale e contributiva. In alcune Regioni, cito la Calabria ma la situazione non è diversa in Piemonte o in Liguria, per ogni 100 euro che l’INPS eroga in prestazioni pensionistiche ne incassa meno della metà a testimoniare che esiste un livello di evasione contributiva (e conseguentemente fiscale) semplicemente spaventosa. Una seria lotta all’evasione fiscale si fa con controlli adeguati e adottando il metodo USA, con la GALERA, ma quella vera, certa, garantita, senza domiciliari e amnistie. Nessuno chiede per gli evasori l’ergastolo o i decenni di carcerazione previsti negli USA ma un po’ di evasori per qualche periodo dietro le sbarre aiutano ad educare al rispetto delle leggi quelli che stanno ancora fuori. A proposito, le stime confermano che l’evasione fiscale in Itali ammonta a 180 miliardi di euro (dati 2013), basterebbe recuperarne un 30% per avere tutti i fondi necessari per un significativo reddito di cittadinanza.
- Lotta alla corruzione. Limitandoci al settore di cui ci occupiamo, decine di milioni di euro sono stanziati ogni anno per programmi e progetti di ricollocazione che non servono a ricollocare nessun disoccupato ma ingrassano i corsifici e le migliaia di imprese che prosperano sulle disgrazie di chi è senza lavoro. Quei soldi, usati per sostenere la sopravvivenza di chi è senza lavoro, aiuterebbero queste persone a cercare una occupazione senza l’assillo di come tirare avanti.
Mi fermo qui ben cosciente che le scelte andranno in altra direzione perché nel nostro Paese, così come in altre parti d’Europa, l’obiettivo da colpire è lo Stato Sociale, il Welfare, in nome di quella austerità che, a parole, tutti condannano ma, nei fatti, nessuno intende realmente difendere. Le chiacchiere non servono di fronte allo strapotere della finanza e dei centri di potere speculativi. Sarebbe però importante che almeno tutti noi, le vittime delle scelte scellerate che non risolvono ma aggravano la crisi, sapessimo essere uniti nella difesa dei nostri interessi e dei nostri diritti.
Armando Rinaldi
Fondatore di Atdal Over40