Prevenire l’esclusione dai servizi in età anziana
Il 14 settembre 2018 il Presidente di Atdal Over 40 ha partecipato ad un seminario internazionale organizzato dal network per la “Riduzione dell’Esclusione Sociale in Età Anziana in Europa” (ROSEnet – sito: www.rosenetcost.com), in collaborazione col locale Centro Ricerche Economico-Sociali per l’Invecchiamento dell’IRCCS – INRCA (Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani – Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico; sito: www.inrca.it) . L’evento, ospitato nel Salone della Loggia dei Mercanti di Ancona – edificio in stile “gotico fiorito veneziano” risalente al XV secolo, di proprietà della Camera di Commercio – è stato finanziato da COST (Cooperation in Science and Technology), rete europea di ricercatori, con fondi del Programma EU Horizon 2020. Tema dell’incontro: i rischi di esclusione e le difficoltà sperimentate dagli anziani nell’accesso a vari tipi di servizi (sanitari, assistenziali, di trasporto collettivo o mobilità individuale, servizi ICT / informazione e comunicazione ecc.), e le implicazioni per la salute, il benessere e la partecipazione sociale. Nell’intervento introduttivo Giovanni Lamura dell’INRCA ha avvertito che il rischio di esclusione dai servizi è presente in misura e modalità diverse in tutta Europa, ma in Italia va studiato con particolare attenzione per le caratteristiche specifiche della nostra popolazione anziana (avente una bassa alfabetizzazione tecnologica / informatica) e delle politiche pubbliche d’investimento nel settore degli istituti residenziali di cura (parimenti inferiore a quella dei Paesi europei più avanzati). Keiran Walsh, presidente esecutivo di ROSEnet ha illustrato le linee di azione lungo le quali si sviluppa il progetto ed i risultati attesi, dall’inizio nel 2016 sino alla conferenza conclusiva in programma nel 2020. James Glover, direttore responsabile dei Servizi Sanitari di Comunità a Dublino, ha svolto un intervento di taglio operativo, sottolineando che l’esclusione in età matura si può prevenire, ampliando sin dall’inizio dell’età adulta il proprio “capitale sociale” (l’insieme delle risorse di tipo relazionale durature che un individuo può utilizzare, insieme ad altre risorse, per perseguire i propri fini). L’attuale sistema sociale tipico dei Paesi occidentali più sviluppati è di per sé “escludente” in quanto caratterizzato da complicatezza / burocraticità, basato sulle diseguaglianze e, se possibile, anche discriminatorio e poco rispettoso delle diversità (di età, genere, etnia, orientamento sessuale ecc.). Glover ha tuttavia affermato che i Paesi anglosassoni sono meglio attrezzati per combattere l’esclusione in quanto stanno abbandonando legislazioni / regolamentazioni di tipo tradizionale (“rights-based”, basate sui diritti individuali, sulla consapevolezza di averli – awareness – e sulle azioni necessarie per esercitarli) per avviarsi verso sistemi normativi di “pro-active duties”; questi ultimi sono più avanzati socialmente in quanto danno per presupposta l’esistenza dei diritti individuali, e in più richiedono alle pubbliche autorità di attivarsi “autonomamente e proattivamente”, a prescindere dal reclamo del singolo cittadino ed anzi per far sì che “a monte” non si creino le condizioni per un reclamo. Infine, la relazione del manager pubblico irlandese è stata arricchita da 6 consigli pratici per gli stakeholders della cura (politici, amministratori locali, operatori socio-sanitari, ricercatori ecc.) per prevenire l’esclusione degli anziani: 1) assumete un “champion” dell’inclusione (o diventate uno di loro), cioè una persona che agisca “mettendoci la faccia” promuovendo dichiaratamente l’inclusione; 2) procuratevi legalmente la libertà di agire in modo creativo, bypassando livelli gerarchici e burocratici; 3) date potere a team di lavoro multidisciplinari dove i vari membri (medico, infermiere, ricercatore, assistente sociale, psicologo ecc.) contribuiscano in modo equilibrato; 4) assicuratevi che i processi politici e decisionali (policy- e decision-making) abbiano al centro “la persona”; 5) coinvolgete le persone anziane e i loro familiari nel lavoro di gruppo (involvement groups); 6) pianificate un percorso verso l’equità e l’inclusione, e monitoratene periodicamente lo stato di avanzamento. Tra le altre relazioni della prima parte del seminario, si è distinta quella di Francesco Barbabella, giovane ricercatore presso INRCA ed Università svedese di Linnaeus, il quale ha ricordato che per una persona anziana i servizi ICT (informatici / telematici) possono essere sia causa di esclusione che strumento di inclusione, a seconda del tipo di vita e di istruzione che la persona ha avuto: pertanto l’inclusione – come del resto l’apprendimento – va perseguita e coltivata durante tutto l’arco dell’esistenza (life-long). Ha citato il caso dell’Estonia, repubblica baltica tra le più avanzate al mondo nel processo di “digitalizzazione del welfare”, il che presuppone che i beneficiari del sistema (cioè gli anziani) siano messi in condizione di accedervi ed usufruirne pienamente. Tra gli opposti estremi dell’alfabetizzazione tradizionale (saper leggere, scrivere e fare i conti) e di quella digitale, la prima rimasta sostanzialmente immutata dalle sue origini e la seconda in continua evoluzione, nessuno e tanto meno la persona di età matura ha una “terza via”: o ci si aggiorna costantemente oppure si rischia l’esclusione e l’isolamento sociale. Nel pomeriggio, gli esperti e i ricercatori hanno lasciato la parola ai rappresentanti di alcune associazioni di volontariato di Paesi europei che hanno citato le rispettive buone pratiche ed esempi /strumenti di inclusione: di tipo istituzionale (il difensore civico “Defenseur des Droits” in Francia), di tipo misto pubblico-privato (la rete “MonaLisa” sempre in Francia), oppure interamente volontaristico-privato (il servizio “Filo d’Argento” di AUSER – Associazione Italiana per l’Invecchiamento, che offre agli anziani attraverso una capillare rete di strutture territoriali i più disparati servizi come ad es. : accompagnamento in auto, consegna pasti, spesa e farmaci a domicilio, aiuti in casa, disbrigo pratiche burocratiche, compagnia al telefono, compagnia a casa, attività di socializzazione presso case di riposo e residenze sanitarie assistite. Le ore di assistenza svolte in un anno sono circa 2.700.000, 17 milioni i chilometri percorsi in un anno in Italia dai volontari, con più di 5.000 automobili, di cui un 20 % di proprietà di AUSER, acquistate anche grazie ai fondi del 5 per mille dell’IRPEF).